Prima di scrivere
della mia Venezia, vorrei condividere una citazione da Carlo Goldoni. In I
Rusteghi, Canciano dice, “What would you have me say? I am a man of few words;
I take no interest in the news, and I don’t care for conversation.” Questa
frase è una descrizione perfetta della mia personalità quando sono arrivato a
Venezia. Quando ho letto questa frase, l’ho evidenziata subito. Se avessi avuto
una scelta, sarei venuto qua da solo e non avrei parlato con nessuno. Non mi
piace essere con un gruppo; preferisco fare cose da solo. Io sono un lupo
solitario. L’unico amico che devo avere è una chitarra; tutte le altre persone
possono andare al diavolo. Non mi importa per niente. Allora, la ragione per
cui scrivo di questa citazione è perché mi sono accorto che io ero come
Canciano. Non ero nè divertente, nè contento prima di venire a Venezia. Quindi,
da quel momento ho deciso di dimenticare ogni prudenza e ho cominciato a
divertirmi con i miei nuovi amici. Pensavo che fosse interessante il mio
cambiamento di atteggiamento. Non lo so. Il punto è che questo viaggio in
Italia era un successo perchè tornerò negli Stati Uniti un ragazzo diverso.
Prima di venire qua, non volevo parlare con nessuno, ma adesso io sono un pò più
aperto con altre persone.
Avendo scritto
una piccola introduzione del modo in cui questo viaggio a Venezia mi ha
cambiato, comincio a scrivere della mia Venezia. Questa città è una che
confonde; non è semplicemente una città che si può attraversare o conoscere. È
soggetto a frequenti mutamenti. Quando si vede Venezia durante la mattina e durante
la notte, non è la stessa città. Anche quando si vede un edificio da un punto
di vista, non si può riconoscerlo da un altro punto di vista. Inoltre, da un
giorno all’altro Venezia cambia. Come la poesia Venetian Morning dice, “Each
new morning must first show her the opals / she wore yesterday, and pull rows /
of reflections out of the canal / and remind her of the other times: / only
then does she concede and settle in.” Con ogni nuovo giorno, Venezia prende la
sua forma. Non prende la stessa apparenza in giorni consecutivi; gli edifici
paiono completamente diversi ma anche allo stesso tempo non cambiano mai. Io
posso riconoscere, per esempio, Piazza San Marco in qualsiasi momento, ma non
sembra che la Basilica o Palazzo Ducale abbiano le stesse apparenze ogni volta
che attraverso la Piazza. Questa è la ragione per cui mi piace girare per la
città: posso vedere tantissime cose che non ho mai visto o posso vedere
diversamente un edificio. In A Sentimental Guide to Venice, Diego Valeri dice,
“To take such a stroll without any pre-established itinerary is perhaps the
greatest of the pleasures which anyone can go in search of when in Venice.” Sono
d’accordo con questa frase perché quando giro per la città da solo, di solito è
una delle cose più rilassante che posso fare. Quando esploro Venezia da solo io
sono sempre sbalordito dal modo in cui un luogo può sembrare così diverso
quando ci arrivo da un’altra calle.
In particolare,
c’è un negozio di elettronica che vedo spesso quando parto da scuola. Un
giorno, sono tornato a casa in un modo diverso. Pensavo che questa direzione
fosse molto lontano dal mio percorso normale. Ho visto un negozio di
elettronica e mi pensavo, “Questo negozio sembra familiare.” Mi sono fermato e
ho guardato l’interno del negozio. Mi sono accorto che quel negozio era lo
stesso negozio che io vedo quasi ogni giorno quando torno a casa da scuola.
Quell’area sembrava così diverso quando l’ho vista da un altra direzione; non
potevo credere che fosse la stessa calle. Mi faceva pensare di Invisible
Cities, quando Calvino dice, “the ways that open to each passerby are never
two, but many … each inhabitant can enjoy every day the pleasure of a new
itinerary to reach the same places.” C’è una certa soddisfazione quando si
scopre un nuovo percorso per raggiungere lo stesso luogo. Non posso descriverla
esattamente ma è un buon sentimento, secondo me, perché mi piace esplorare e
perdermi per trovare nuovi percorsi e scoprire nuove cose. Non si può conoscere
la città se non si va dove non si è mai andato. C’è un’altra citazione da A
Sentimental Guide to Venice, che dice, “Blessed are the poor in the spirit of
topography, blessed are those who know not what they do or whither they go.” Mi
è piacuta molto questa frase quando l’ho letta per la prima volta perché, in
poche parole, mi descrive. Non posso usare una mappa quindi vago per la città
fino a quando trovo quello che cerco. Inoltre, non voglio dipendere da una
mappa perché se io usassi la mappa per tutto, non conoscerei per niente la città
sé stesso; conoscerei la mappa. Vorrei essere un esperto di tutto, quindi è
necessario che io vada in tantissime direzioni per scoprire tutto di Venezia. Quando
si può arrivare in qualche luogo senza usando una mappa, altre persone pensano
che si sia un esperto. Nei primi giorni del programma, la nostra bellissima,
giovane, intelligente professoressa (posso ricevere un buon voto?) ci ha
guidato al nostro apartamento una volta, e pensavo che fosse incredibile come
lei poteva passeggiare
per la città senza l’uso di una mappa e senza guardando i segni. Da quel
momento è diventato una necessità per conoscere Venezia in quel modo. Quindi,
ho cominciato ad esplorarla di notte e ho scoperto una città completamente
diversa.
Ho scoperto che questa città che è in continuo
cambiamento non cambia solo l’apparenza. L’atmosfera della città cambia anche. Durante
il giorno, ci sono tantissimi turisti e tutti i negozi sono aperti. Non mi
piace questo. Tutti i negozi hanno le stesse cose e, secondo me, questo
scredita la città di Venezia. Le cose che questi negozi vendono sono oggetti
superficiali fatti solo per i turisti stupidi, e quando le vedo mi fanno
pensare del fatto che questa città una volta grande è adesso ridotta ad essere semplicemente
una trappola per turisti. Di notte, comunque, non c’è nessuno nella strada ed i
negozi sono chiusi e questo rende la città veramente diversa. Dopo il sole
tramonta, i negozi chiudono, ed i turisti tornano alla terrafirma, Venezia
diventa bella di nuovo. Quest’idea mi fa pensare di Lord Byron e la sua poesia
Canto the Fourth, in cui dice, “I stood in Venice, on the ‘Bridge of Sighs;’ /
A palace and a prison on each hand.” Su un lato, c’è un bel palazzo e sul altro
c’è una brutta prigione. Due cose così diversi, eppure così vicino. Questo è
simbolico del modo in cui Venezia cambia dal giorno alla notte. Il giorno e la
notte sono separati da poche ore ma la differenza tra loro è grandissimo,
simile a come la prigione e il Palazzo Ducale sono molto diversi eppure c’è
solo un piccolo ponte che li separa.
Vorrei precisare
questo tema delle due Venezie diverse (quella del giorno e quella della notte) perché
ho trovato alcune citazioni dai poeti stranieri che descrivono i miei pensieri
su quest’argomento. Cominciando con la Venezia del giorno, ho trovato due citazioni
interessanti che sono simili alla mia opinione. La prima viene da A Toccata of
Galuppi’s di Robert Browning e dice, “Dust and ashes, dead and done with,
Venice spent what Venice earned!” Quando leggo questa frase, penso di come
Venezia sembra essere morta. Guardando fila di persone in attesa di entrare la
Basilica di San Marco o il Palazzo Ducale, mi fa ricordare il fatto che questi
edifici non servono più uno scopo utile eccetto turismo. Adesso questi edifici
sono solamente strutture vuote dove possiamo cercare di ricordare la gloria
passata di Venezia. Anche i negozi che vendono i regali scadenti fatti in Cina diminuiscono
la storia di Venezia. Ho letto il libro di Francesco da Mosto prima di arrivare
qua e mi interessava molto la storia di questa città; sembrava una città
orgogliosa con una grande storia. Quando sono arrivato la vista dei tantissimi
turisti e dei negozi di articoli da regalo ha rovinato quest’idea che avevo di
Venezia. È una cosa se io vado a Disneyland e vedo questi negozi e turisti perché
Disneyland è stato costruito per quello scopo, ma questa è Venezia, presumibilmente una
grandissima città piena di storia. Come Lord
Byron ha scritto, “The spouseless Adriatic mourns her lord!” Non potrei essere più d'accordo.
Comunque, è veramente un’altra città
durante la notte. Tutta la storia, tutte le leggende prendono vita dopo la luna
sorge. Quando i turisti partono ed i bruttissimi negozi chiudono, Venezia
smette di essere una trappola per i turisti. Diventa la città che Francesco da
Mosto ha descritto nel suo libro. Di notte, non c’è niente da distrarmi da
apprezzare la città. Ho trovato un’altra citazione di Lord Byron (ho già
studiato e mi piace molto Byron; era un personaggio molto interessante) che
dice, “Those days are gone – but Beauty still is here. / States
fall – Arts fade – but Nature doth not die, / Nor yet forget how Venice once
was dear, / The pleasant place of all festivity, / The Revel of the earth – the
Masque of Italy!” Secondo me, questa citazione è una descrizione della Venezia
della notte. Di notte, si può vederla com’è perché non c’è niente eccetto te e
la città.
Insomma, questo è
più o meno come ho visto Venezia durante il nostro viaggio qua. Qualche volta
pensavo che Venezia fosse bellissima, e qualche volta pensavo che fosse brutta.
Non c’è solo una Venezia rigida; cambia molto spesso quindi la mia opinione
cambia spesso anche. Spero che questa composizione sia sufficiente.
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